Biografia dell'artista

Giorgio De Chirico nasce il 10 luglio 1888 a Volos, capitale della Tessaglia (Grecia). Secondogenito di tre fratelli è figlio di un ingegnere ferroviario e di una nobildonna genovese.

Morta la sorella Adele ancora in tenera età, gli altri due figli rivelano presto una forte disposizione artistica: Giorgio viene colto dalla Musa della pittura mentre Andrea da quella della musica, anche se poi quest’ultimo, con gli anni, si è dimostrato uno degli artisti più versatili della storia patria, cimentandosi nei più svariati campi dell’arte con lo pseudonimo di Savinio.

Suoi alcuni fondamentali romanzi del Novecento italiano (come “Hermaphrodito” o “Ascolto il tuo cuore, città”, “Narrate uomini la vostra storia” e “Casa “La Vita”), mentre le sue partiture possono tranquillamente essere dimenticate (ricordiamo i balletti “Perseo”, su soggetto di M. Fokine, “Ballata delle stagioni”, “La morte di Niobe” e “La vita dell’uomo”, tutti su soggetto proprio).

L’attività espositiva è intensa e vi affianca anche quella come scenografo: nel 1929 esegue, ad esempio, scene e costumi per i balletti di Diaghilev a Parigi, illustra i “Calligrammes” di Apollinaire e “Mythologies” di Cocteau.

Nel 1935 è chiamato negli Stati Uniti dove rimane fino al 1936 con la compagna Isabella Far, cui resterà legato fino alla morte. Nel 1937 è costretto a spostarsi tra Milano, Parigi, Londra, Firenze, Torino e Roma dove espone per la seconda volta alla Quadriennale. Nel 1945 pubblicherà “Commedia dell’arte moderna” e “Memorie della mia vita”. Due anni dopo si stabilisce definitivamente a Roma in Piazza di Spagna.

Giorgio De Chirico si spegne a Roma il 20 novembre 1978, onorato dai critici di tutto il mondo. La sua arte, questo è certo, rimarrà consacrata nell’Olimpo dei maestri dell’arte del ‘900.

Alain Jouffroy ha scritto di lui “un grande maestro che non ha seguaci. Non raccoglie mai suffragi unanimi. Impensierisce perché si situa al di fuori del presente. Impedisce che intorno a lui si lascino cristallizzare certezze, opinioni mode pericolose”.

Torna in alto